Mosca ha ridotto significativamente nelle ultime 48 ore i raid in Siria, in vista dell’imminente cessate il fuoco, ma i bombardamenti dalla Turchia continuano. È quanto ha dichiarato il portavoce del ministero della Difesa, il generale Igor Konashenkov.
“Vorrei sottolineare che l’accordo di pace non include lo Stato islamico, i militanti di Al-Nusra e tutti i gruppi designati come terroristi da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Pertanto, l’Air Force russa continuerà a colpire tutti gli obiettivi nemici”.
“Nonostante l’accordo di pace raggiunto tra Stati Uniti e Russia – ha aggiunto Konashenkov – la Turchia continua a colpire il territorio siriano, esorto l’Organizzazione internazionali per i diritti umani a controllare le azioni dei militari turchi che riteniamo essere criminali“.
Nel frattempo, le Nazioni Unite hanno effettuato il loro primo ponte aereo sulla città siriana di Deir al-Zor, assediata dallo Stato islamico. Sono state paracadutate 21 tonnellate di medicine e derrate alimentari.
Intanto, il ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir ha chiarito, in un’intervista a Der Spiegel, che armare i ribelli siriani con missili antiaerei sposterebbe l’equilibrio di forza in Siria (e sembra che i sauditi stiano progettando proprio questo).
“Non credo che nessuno possa prevedere cosa accadrà nel breve termine, ma posso dirvi che nel futuro non ci sarà spazio per Bashar Assad. Lo avevamo detto già nel 2011, ma nessuno ci ha dato retta. Avevamo avvertito la Comunità internazionale che se quella crisi non fosse stata risolta in breve tempo, il paese sarebbe stato distrutto. Nessuno ci ha ascoltato ed i nostri avvertimenti sono diventati realtà. La guerra finirà in ogni caso in due modi: tramite processo politico con il Gruppo di Vienna e transizione pacifica di Assad o con la sconfitta militare di quest’ultimo. Siamo in un momento molto delicato, il cessato il fuoco potrebbe non funzionare, anche se dobbiamo provarci. Se il processo politico non dovesse funzionare, continueremo la guerra. Noi crediamo che l’introduzione di missili Stinger possa cambiare i rapporti di forza sul terreno. I missili consentiranno all’opposizione moderata di neutralizzare elicotteri ed aerei, così come avvenne in Afghanistan. Però dobbiamo fare attenzione: se quei missili cadessero in mani sbagliate, sarebbe un problema. E’ una decisione che la Coalizione internazionale dovrà prendere. Questa non è la decisione dell’Arabia Saudita, ma siamo pronti in tal senso. Il nostro rapporto con la Russia è molto buono e stiamo cercando di ampliarlo ed approfondirlo. Venti milioni di russi sono musulmani. Così come i russi, abbiamo un comune interesse nel combattere il radicalismo e l’estremismo. Entrambi abbiamo un interesse nella stabilità dei mercati energetici. Il disaccordo sulla Siria è più di natura tattica . Entrambi vogliamo una Siria unificata, stabile e con una costituzione che possa garantire parità dei diritti”.
Il ministro degli Esteri saudita ha affermato la volontà (subito dopo la fine del cessato il fuoco) di armare con missili terra-aria i ribelli, una strategia utilizzata anche contro l’Unione Sovietica in Afghanistan. Adel al-Jubeir evita strategicamente di dire contro quali nemici sarebbero indirizzati quei missili. L’obiettivo degli Stinger, infatti, sarebbero chiaramente i velivoli russi. Se la storia ci ha insegnato qualcosa, è che annullando la capacità aerea di agire impunemente di un paese X, il campo di battaglia si livella. Le perdite dell’aeronautica non sono sostenibili sia militarmente che, soprattutto, politicamente.
Durante l’invasione russa dell’Afghanistan, i sovietici schierarono un imponente contingente per un totale di 130 mila uomini (nei dieci anni d’invasione si alternarono circa 600 mila uomini). I sovietici, misero sul campo la migliore tecnologia a disposizione con tre divisioni motorizzate, cinque brigate (tra cui una formata da Specnaz) e quattro reggimenti autonomi, oltre a sei mila tra carri armati e veicoli blindati d’appoggio. I russi erano padroni dell’aria (il dominio del cielo è una prerogativa per la vittoria sul campo in uno scenario convenzionale) con caccia Mig-27, cacciabombardieri Su-25 oltre a bombardieri tattici come i Tu-16. Infine, le truppe d’assalto sovietiche, erano schierate sul campo dagli elicotteri da trasporto, il più famoso dei quali era ed è l’Hind (mil Mi-24), chiamato anche la “carretta del diavolo”. Un bestione che contrariamente al suo contemporaneo dell’epoca l’Ah-1 Cobra, leggero e maneggevole, rifletteva in piano l’idea russa di potenza di fuoco e blindatura pesante. Ma i mujaheddin scatenarono una guerriglia non convenzionale che trovò del tutto impreparati i russi. Combattere questi ultimi in campo aperto, infatti, si dimostrò essere un suicidio (così come avvenne durante le prima fasi della guerra). Affrontarli in terreni più congeniali, invece, significò cambiare le sorti della guerra. Combattendo tra le montagne, con rapide azioni di guerriglia (lancio di missili Stinger FIM-92 per abbattere gli elicotteri o gli aerei da trasporto, mitragliamento e fuga) i russi iniziarono a subire pesanti perdite. Gli stessi Hind, prima ritenuti invincibili dai combattenti a cavallo, durante la fase di schieramento delle truppe sulle impervie montagne afghane, divennero facili bersagli. L’ennesimo esempio di quanto il divario tecnologico, sebbene fosse incolmabile tra le parti, non conti nulla in una guerra asimmetrica. Lo capirono i russi ed i loro specnaz, i migliori guerrieri dell’Urss: sebbene addestrati anch’essi ad una guerra non convenzionale, presero una dura lezione dai pastori che conoscevano a memoria le montagne del loro paese natio, colpendo e scappando, praticando la tecnica del “mordi e fuggi” e non lasciando di fatto obiettivi da colpire. Una lezione che gli americani appresero in Vietnam, al costo di migliaia e migliaia di morti.
Alla fine, dopo un decennio, i sovietici lasciarono l’Afghanistan. Tattiche e velivoli ancora oggi utilizzati in Siria e privi della tecnologia “targeting pod”. Alcune piattaforme, come gli elicotteri, sono per antonomasia vulnerabili ai sistemi missilistici come i MANPADS.
Se i MANPADS dovessero entrare nel conflitto siriano, potrebbero degradare la capacità aerea russa e costringere il Cremlino e rivedere la strategia con attacchi a media ed alta quota con sistemi intelligenti di precisione. Tradotto significa maggiori costi ed ulteriore coinvolgimento nel conflitto.