Viene definito il quotidiano più liberal del panorama inglese, da sempre considerato come una delle voci più autorevoli della stampa d’oltremanica ed anche una delle testate più lette in Gran Bretagna anche se dal 2016 esiste soltanto la versione online: adesso però, anche e soprattutto per la sua ‘nomea’, fa discutere e non poco il fatto che una fetta molto grossa del ‘The Independent’ sia stata acquistata da uno dei più autorevoli uomini d’affari saudita. A Londra è uno degli argomenti più discussi: anche se non è la prima volta che con petrodollari e petrorubli si provi a scalare le vette più importanti dell’editoria inglese, il fatto che un uomo legato al governo dell’Arabia Saudita adesso finanzi con il 30% uno dei quotidiani più letti fa storcere il naso a molti, specie perché il paese in questione non brilla certo per qualità democratiche od inerenti al rispetto dei diritti umani.
Chi è il nuovo socio del The Independent
Dopo lo stop all’attività cartacea decretata nel marzo 2016, una rimodulazione nella società che controlla il quotidiano era nell’aria, nessuno si aspettava però uno scenario come quello che è poi emerso la settimana scorsa quando è stato ufficializzato l’ingresso di Sultan Muhammad Abulyadayel, legato alla famiglia Saud e tra i più ricchi uomini d’affari del regno mediorientale. Abulyadayel non ha altri legami nel Regno Unito, almeno a livello finanziario e dunque nessuno conosceva il suo nome prima di pochi giorni fa: la quota da lui rilevata non è certo indifferente, visto che si parla del 30% dell’intero pacchetto azionario della ESI Media, la holding che controlla il The Independent e che, prima dell’operazione finanziaria del saudita, era in gran parte nelle mani di Evgeny Lebedev, oligarca russo che ha acquistato la società nel 2010. Alcune fonti in Gran Bretagna parlano di un 50% affidato allo sceicco saudita, pur tuttavia il The Guardian ed il periodico Middle Est Eye affermano che la percentuale si ferma al 30%.
Dunque Abulyadayel è un socio di minoranza ma con una quota rilevante, specie perché adesso Lebedev ha perso la maggioranza assoluta con il 41% delle azioni rimaste nelle sue mani; il restante è suddiviso, sempre secondo il The Guardian, tra l’ultima componente inglese rimasta rappresentata dall’imprenditore Justin Byam Shaw, il quale ha il 26%, ed altri piccoli investitori. Una composizione quindi molto diversificata e che farà inevitabilmente assumere all’investitore saudita una posizione molto importante; come detto, di lui non si sa molto, secondo il Middle Est Eye, Abulyadayel è molto legato sia alla famiglia Saud che al governo di Riyadh e la sua attività più importante è rappresentata dal suo ruolo interno alla NCB, la banca controllata dal governo saudita che è anche una delle più grandi in medio oriente con molteplici interessi tanto a Londra quanto nel resto del paese. Inoltre, pare essere di famiglia molto ricca ed influente per via di tanti investimenti immobiliari effettuati all’estero ed in particolare in Europa.
Le perplessità della scalata saudita al The Independent
Voci contrarie o quanto meno perplesse circa l’operazione di Abulyadayel provengono tanto all’interno della redazione, quanto dal resto del paese: in molti si chiedono se l’indipendenza e l’autonomia editoriale della testata potranno essere salvaguardati dall’ingresso in società di un investitore legato ad un governo che non legittima la libertà di stampa nel proprio paese e che, specie in questo periodo, ha non pochi interessi diretti in alcuni degli scenari più importanti del Medio oriente che, tra le altre cose, vengono coperti in modo costante dal The Independent. In particolare, ci si chiede come si potranno conciliare i diritti di obiettività di cronaca su eventi quali la guerra siriana o yemenita se il proprio giornale è controllato in buona parte da un uomo legato all’Arabia Saudita, che in quei conflitti è impegnata in maniera diretta e con un ruolo decisamente discutibile specie per quel che concerne il rispetto dei diritti umani.
Proprio quest’ultimo punto è uno dei più controversi: il The Independent all’inizio della guerra siriana si è schierato spesso con l’opposizione ad Assad proprio in nome dei principi di democrazia e rispetto dei diritti; come coniugare adesso questa posizione con il fatto che il 30% dell’azienda che controlla la redazione è controllata da una persona molto vicina ai Saud? Il dibattito in Gran Bretagna è aperto: c’è chi parla di questione morale, c’è chi invoca un principio che etico per evitare che Abulyadayel possa arrivare un giorno a controllare più del 50% delle azioni, ma c’è anche chi afferma che, alla fine, si tratta solo di affari e di necessità di immissione di liquidità fresca in un settore in crisi quale quello dell’editoria. Un vero e proprio ‘braccio di ferro’ tra etica professionale e necessità di autonomia giornalistica e mero senso degli affari; di sicuro, in futuro, in tanti guarderanno alle prese di posizione del The Independent in chiave decisamente più scettica.
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