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I signori della guerra: Usa e Sauditi leader del mercato delle armi

Chi importa armi?

L’Arabia Saudita si conferma il principale importatore di armi nel mondo; è quanto risulta dall’ultima ricerca annuale Global Defense Trade, rilasciata da IHS Markit una della aziende leader di analisi per aziende e governi di tutto il mondo.

Secondo lo studio, Ryad ha confermato nel 2016 il suo ruolo di “primo importatore globale” nell’industria della Difesa, superando di tre volte l’India.

L’Arabia Saudita ha raddoppiato nel 2016 la spesa in armamenti passando da 5 a 8,3 miliardi di dollari (un aumento che è tre volte l’intero mercato sub-sahariano). Questa supremazia, secondo gli analisti, continuerà per almeno cinque anni con grandi acquisti sopratutto nel settore dell’aviazione e della marina.

Arabia Saudita ed Emirati Arabi (terzo importatore al mondo con 2,4 miliardi di dollari) da soli hanno acquistato un controvalore di armi superiore a quello di tutte le nazioni dell’Europa occidentale messe insieme (10,7 mld contro 8,9 mld). Questi numeri confermano lo scenario geopolitico che vede i sauditi sempre più orientati ad acquisire un ruolo di potenza regionale e di cui la criminale guerra condotta nello Yemen e il conflitto aperto con il Qatar rappresentano le due attuali prove di forza 

Complessivamente i paesi del Medio Oriente hanno importato 21 miliardi di dollari di armi, un terzo dell’intero mercato globale; cifra che si prevede salirà nel 2017.

Anche l’’Europa vede crescere le sue importazioni salite a quasi 9 miliardi di dollari ma ancora lontane dal picco “di 12 miliardi del 2009”.

In prospettiva gli analisti IHS vedono l’Estremo Oriente come una delle aree di maggior sviluppo del mercato con paesi come Vietnam, Taiwan, Cina e Indonesia e Filippine grandi acquirenti di armi nei prossimi anni.

Chi esporta armi?

Se l’Arabia Saudita è il principale importatore di armi al mondo, gli Stati Uniti si confermano il principale esportatore con oltre 23 miliardi di dollari.Praticamente Washington esporta più armi di Russia, Germania, Francia, Regno Unito, Israele, Canada e Cina messi insieme.

Ovviamente Washington è anche il principale fornitore di armi di Ryad e lo sarà anche nel 2017 con gli accordi siglati da Barack Obama e confermati dall’amministrazione Trump.

In aumento anche le esportazioni delle nazioni europee salite a quasi 18 miliardi nel 2016 con grandi incrementi per Germania, Francia e Svezia “sopratutto nel settore aerospaziale”.

Il ruolo di “mercante d’armi globale” che gli Stati Uniti continuano ad avere, è confermato da una diversa ricerca di cui parlammo a Gennaio scorso e relativa non alle esportazioni avvenute ma agli accordi commerciali conclusi nei soli Paesi in via di sviluppo; ricerca prodotta direttamente dal Congresso Americano che dimostrava come, sotto il premio Nobel per la Pace Obama, Washington avesse inondato di armi il Terzo Mondo e sopratutto il Medio Oriente.

La Russia si conferma secondo esportatore di armi al mondo ma il suo valore è un quarto di quello Usa ed è leggermente calato nel 2016.

D’altro canto, l’ultimo report annuale sull’industria militare pubblicato da SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) e relativo al 2015, conferma che tra le prime 100 aziende militari del mondo, l’82% hanno sede negli Stati Uniti o in Europa Occidentale; e tra le prime 10 (che da sole racchiudono il 50% delle vendite globali) sette sono americane, una inglese, una “transeuropea” (l’Airbus Group) e una italiana (la nostra Finmeccanica). La prima industria d’armi non di area Nato è la russa Almaz-Antey, al tredicesimo posto.

Chi ha bisogno di guerre?

Questi dati, che incrociano ricerche diverse e modalità di analisi distinte, dimostrano tutte un’unica cosa: l’Occidente a guida Usa è la più potente macchina militare del pianeta.

La Nato più che un’alleanza militare a difesa della democrazia è il più potente apparato industriale-militare che il mondo abbia mai conosciuto i cui interessi economici incidono pesantemente su molte delle principali economie occidentali.

Gli Usa e i suoi principali alleati europei hanno bisogno di guerre per sostenere e alimentare questa potentissima industria. La retorica umanitaria, costruita dall’immaginario simbolico dei media, serve a nascondere, per esempio, chi ha interesse che il Medio Oriente continui ad essere la polveriera del mondo; Primavera Araba, invasione della Libia (mascherata da guerra umanitaria), destabilizzazione dell’Egitto, guerra d’invasione alla Siria (mascherata da guerra civile), Yemen, Somalia, Iraq, Afghanistan rappresentano una grande opportunità di mercato per un’industria che rappresenta l’Occidente molto più di quanto ormai lo rappresenti la parola “Democrazia”.

@GiampaoloRossi puoi seguirlo anche su Il Blog dell’Anarca

 

 

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